Il progetto “Ventanni” by Mediaxion

“Ventanni. Storia privata del Moby Prince” é un progetto di incontro e racconto attualmente in realizzazione con quattro protagonisti familiari delle vittime della più grande tragedia della marina civile italiana. Loris Rispoli, Giacomo Sini, Angelo Chessa e Mauro Filippeddu.

hanno accettato di misurarsi come me e veder raccontate le loro vite tramite alcuni prodotti narrativi: documentario, diario testuale e fotografico del progetto, comunicazione dello stesso. Questi protagonisti, divisi in questi anni per motivazioni affrontate nel racconto, leggono in anteprima il materiale testuale per validarlo prima della pubblicazione ed hanno accettato di incontrarsi per una prima visione privata del documentario davanti alle telecamere. In quella sede si sono confrontati sui temi del documentario: il racconto realizzato delle loro storie e ciò cui devono la loro unione: la tragedia del Moby Prince.

Il progetto é attualmente sostenuto da organizzazioni private, istituzioni pubbliche e privati cittadini. 

Perché Ventanni

Ricordo la tragedia del Moby Prince con occhi di undicenne che cresceva a Livorno in quegli anni: me e mia madre davanti alla carcassa di quel traghetto, simile ai tanti con cui avevo viaggiato diretto in Sardegna per trovare i miei parenti. Per una serie di concause io e un coetaneo amico all’epoca ci siamo ritrovati con l’idea di affrontare questa storia, per darle attenzione e ricordare. Ho così iniziato a studiare la vicenda, a cercare di capirla ed insieme a lui a conoscere alcuni familiari delle vittime. Progressivamente ho iniziato a pensare alla rimozione di questa tragedia come effetto dell’affrontarla come storia giornalistica, piena di quegli ingredienti che incuriosiscono le persone – teorie cospirative, traffici illeciti, ingiustizia – ma sono incapaci di emozionarle. L’effetto inverso me lo facevano invece i familiari delle vittime e il loro raccontarsi: la loro storia precedente al disastro, il loro coinvolgimento – vissuto a volte come una colpa – nell’insieme di casi che hanno portato i loro cari ad imbarcarsi, gli aneddoti sconcertanti su come furono informati del disastro, come riconobbero i cadaveri, come seguirono l’iter processuale e la narrazione della loro vita dopo il Moby Prince. Proprio quest’ultimo punto é diventato qualcosa su cui sentivo di poter lavorare. I protagonisti familiari delle vittime del Moby Prince, persone normali rappresentanti di tutta l’Italia per culture, estrazioni sociali, idee politiche, luoghi di origine, hanno dovuto sopravvivere ad una tragedia comune inattesa, assurda e crudele. Questa tragedia li aveva riuniti nel dolore e nel reagirvi si sono divisi: qualcuno per cercare una verità più accettabile, qualcuno per avere almeno un po’ di giustizia, qualcuno per provare a dimenticare, qualcun altro per vivere di ricordi.

Là quindi dove il Moby Prince aveva unito – facendo leva su un sentimento universale come il dolore per la perdita dei propri cari – gli ultimi vent’anni hanno diviso e lo hanno fatto lavorando su quelle differenze a vantaggio di chi di questa vicenda é indubbio colpevole, la parte più orrida del genere umano: l’irresponsabilità, l’incompetenza, l’avidità, l’omertà, la conservazione del potere, l’individualismo, la freddezza emotiva, la religione del denaro.

Questo progetto ha l’ambizione di provare a far vincere le vittime e perdere i carnefici attraverso il racconto, il confronto e la loro documentazione. Perché “Ventanni” diventi un esempio in grado di mostrare quale percorso attraverso la ricerca di verità sopravvive al ricordo e libera la vita.

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